la malattia, la mia perlomeno, amplifica le sensazioni.
ciò significa che le risate ed i sorrisi, nonchè i pianti e le lacrime facili si susseguono senza sosta,
come se i tuoi ormoni, di punto in bianco, prendessero il sopravvento sulla razionalità.
e mentre tenti di renderti conto della assurdità del motivo per cui le lacrime ti pervadono le guance, un
sorriso già si apre sul tuo viso.
poche sere fa, avevo gente a cena. ma non persone qualsiasi. i tre moschettieri, come piace chiamarli ad
Aiste e al sottoscritto.
tempo addietro le nostre cene avevano cadenza praticamente settimanale. quando ancora mangiavo come un cristiano, i ragazzi facevano a gara per trovare piatti di facile masticazione per le mie mascelle, già
tendenti all atrofia muscolare.
o meglio, i due che si alternavano ai fornelli, Remo ed Alberto, più conosciuti come Remao ed il Ru.
a Gianni, terzo ma non meno importante moschettiere, non essendo stato dotato dal Signore di una benchè
minima capacità di cucinare un pasto degno di questo nome (ma con ben altre capacità, vero Moki?), era
affidato l importante compito (almeno per me, sgordo di dolci fino all inverosimile) di comprare il
dessert.
a noi di casa toccava il beveraggio, come lo chiamava papà. e la mia cantina, sempre fornita un tempo
dagli esperti consigli del Nick e del Nonno, era all altezza dei manicaretti di volta in volta preparati
dai novelli Pierangelini e Marchesi.
tutto filavo liscio come l olio. a volte un olio un pò viscoso, come quello della mia jeep quando lo
cambiai dopo anni. come quando il Ru portò la mitica bottiglia di vino austriaca con tappo a corona, per
me una delle poche volte in cui non poter bere fu decisamente positivo. o quando Gianni portò, per tre
volte a fila, lo stesso identico dolce, dimenticandosi ogni volta del dessert portato nell occasione
precedente.
a causa prima della PEG, poi della tracheostomia, le cene si erano diradate parecchio, diventando
aperitivi, per non infierire sul sottoscritto. ma io sapevo quanto ad Aiste mancavano le cene con i
ragazzi. rideva ogni volta con gusto, potendo scordare per qualche istante di me e delle tribolazioni a
me annesse. nonostante la cucina che, dopo ogni cena, le lasciavano i due uomini ai fornelli. un vero
macello.
per questo motivo, mi venne l idea di organizzare una cena a sorpresa per la mia donna.
organizzammo uno pseudo-aperitivo, per lei, mentre noi tutti sapevamo che sarebbe stata cena vera, come
nei bei tempi andati. da fotografia il viso di Aiste nel momento in cui si rese conto della sorpresa.
ai moschettieri, da questa volta, si era aggiunto D Artagnan, al secolo Maurino. mentre i ragazzi
cenavano, io terminavo la mia lettera a Papa Francesco. volendo un parere differente sulla riuscita della
lettera, ho chiesto ai ragazzi di darmi un parere sulla stessa... mentre Maurino, con la sua bella voce
profonda, iniziava la lettura, già sentivo il groppo salirmi nella gola. da metà pezzo in poi,
singhiozzavo talmente tanto che le lacrime avevano inondato pure il cuscino. e meno male che l avevo
scritta io... e che i miei singhiozzi sono silenziosi come quelli di un pesce (ma i pesci... piangono?).
d ora in poi, le nostre cene avranno cadenza, se non settimanale, almeno quindicinale. e non saranno le
uniche. ho già preso accordi con altri amici, in modo che il vivere in casa sia sempre più vivo ed
allegro
e che, magari, ciò mi aiuti a essere meno "sensibile", cioè a guarire da questa "stronzissima" malattia.
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