Ricordi. Si accavallano nella mente, la soffocano, tanto insistono per apparire,
incalzanti.
A volte tristi da farti versare lacrime amare. Il più festosi, a dimostrare quanto
benevola fu la Vita con il sottoscritto.
Discriminarli equivarrebbe a rinnegare parte del proprio passato, quindi
ammettere eventuali errori. *Chi è senza peccato, scagli la prima pietra* diceva
qualcuno infinitamente più saggio di tutti.
*Errare humanum est*, citava Seneca. Di conseguenza accettiamo il nostro essere
piccoli umani, con i limiti dell apprendere quotidiano, cercando di fare tesoro di
ogni esperienza, se negativa, tentando di non ripeterla, se positiva, facendo
tesoro della benedizione ricevuta.
Anche la notte (la vostra notte, mattina per il sottoscritto), il periodo dedicato al
sonno, diventa un momento nel quale confrontarsi con il passato.
Non sogni, ma rimembranze di vita vissuta, spesso pregni di dettagli talmente
nitidi da far percepire l unità temporale a noi conosciuta come un banale
dettaglie, insignificante al cospetto dell immediatezza dei ricordi stessi.
Se penso alla memoria pressoché nulla che mi perseguitava ai tempi degli studi,
mi scappa un sorriso. E meno male che con il passare degli anni ci dovremmo
rimbambire, con conseguente confusione mentale.
Sono dunque giunto alla conclusione che la malattia mi giovi alla memoria
(chissà che bombe mi vengono somministrate insieme alla caccadigatto) oppure,
rimanendo la maggior parte della notte (mia, mentre voi ronfate) senza grandi
pensieri, piuttosto di auto-commiserarmi pensando alla mia situazione,
preferisco rifugiarmi nell oblio della reminiscienza.
Il *cogito, ergo sum* di Cartesiana memoria (scusate le filosofeggianti citazioni
latine, merito di un meraviglioso professore di filosofia liceale) diventa il mio
grido di battaglia, in questa drammatica situazione che mi ostino a considerare
temporanea.
Chi meglio del sottoscritto potrebbe sponsorizzare questa affermazione?
E un corpo che ha perduto ogni movimento potrebbe condizionare una mente
mantenutasi lucida?
Spiegavo giorni or sono ad una amica, alla cui sorella è stata diagnosticata la
mia stessa malattia, quanto dovremmo considerarci fortunati di non essere nella
situazione inversa.
Avere un corpo perfettamente funzionante ma un cervello atrofizzato, incapace
di esprimere idee e rammentare memorie sarebbe l annullamento dell essere.
Con la mente vi consento di viaggiare al mio fianco, di immaginarvi Les
Demoiselles d Avignon senza essere mai stati al MoMa, di annusare il risotto col
puntel dell amico Alberto senza andare a Casteldario (beh, voi che ancora
manducate fatevi quattordici kilometri, non sapete cosa vi perdete), di sentire lo
scroscio delle onde sulla spiaggia di Holetown, a nord di Barbados, sorseggiando
una pina colada...
Insomma, vi faccio un disegnino oppure avete capito che sono COMUNQUE
fortunato?
Nessun commento:
Posta un commento