Il mio posticino.
il muro in fronte al letto in cui giaccio ventitre ore al giorno è costruito in solidi mattoni a vista,
rigorosamente recuperati dalla struttura del magazzino preesistente.
è formato da trentatre mattoni in altezza, mentre nella larghezza soltanto venti (ma quante volte
le ho contate, mentre non avevo ancora il comunicatore ed il fiato mi aveva già abbandonato ?).
alcune pietre sono più scure di altre, creando un piacevole effetto scacchiera. altre risultano
macchiate, tre in particolare. lo sguardo corre spesso al mio muro, mi rassicura la sua massiccia
solidità, che, da sano, faticavo a riconoscere.
un caminetto sospeso a bioetanolo ed il nuovo televisore ne coprono solamente una modesta
porzione, cosicchè la compagnia del mio muro, specie la notte, è assicurata e confortante.
dietro, una parete arancio vivo, semicircolare e non a tutta altezza, così da lasciar intravedere il
soffitto del piano superiore, in larice sbiancato, alla maniera degli stupendi mobili che tanto mi
avevano incantato nei frequenti viaggi a Barbados.
per costruire le due pareti semicircolari (l altra è in cucina, perfettamente simmetrica a questa),
venne zio Pietro, direttamente da Zena, come amorevolmente la chiamano i genovesi. non una
personcina qualsiasi, avendo partecipato in misura notevole alla costruzione del celeberrimo
acquario. per fare il colore che avevo ben presente nella mia testarda testolina ci mettemmo una
intera mattinata, tra imprecazioni dello zio e maledizioni mie. al sospirato raggiungimento della
tinta definitiva, un sussurrato "belin !" ed un buffetto sulla guancia sancirono il ritorno della pace.
quattro grandi colonne blu di robusto metallo, alle estremità delle pareti semicircolari, sono
riempite di calcestuzzo e sostengono a tutti gli effetti la casa. i terremoti, sebbene sentiti, ci
fanno un baffo.
la mia mente, oltre che testarda, è pure strana, perlomeno in senso architettonico.
a quanti verrebbe in mente di ribaltare gli standard di costruzione, se non a me ?
normalmente, per la costruzione di un solaio, si utilizzano dei casseri metallici che, una volta
raggiunto lo scopo, vengono riutilizzati per quello successivo. io li ho voluti e pretesi, litigando
con quella pasta d uomo del mio architetto, il cui unico difetto era di essere veronese (sorry,
Michi), come finitura del solaio stesso. il che significa, soffitti metallici a pian terreno.
il pavimento: chiaramente di cemento, tipico nelle strutture industriali, nonchè miglior conduttore
di calore possibile per il sistema di riscaldamento sotterraneo (non sopporto i caloriferi).
colore, ovviamente, non convenzionale: azzurro, con variazioni di grigio.
forse per vendetta nei confronti dei soffitti di metallo, l architetto, colto da raptus salutistico, mi
impose la posa di alveoli sotto al pavimento del piano interrato, con conseguente posa di tubi
metallici visibili nel camminamente che porta a casa. il tutto in funzione di espellere un gas
nominato "radon", il cui perdurare nelle fondamenta della casa avrebbe potuto minare la nostra
salute.
la ringrazio di cuore, Italo, il radon non è riuscito minimamente a scalfire la mia sanità corporea.
peccato esista anche la stronza.
unico neo della stanza, il muro di cartongesso che l ha ristretta, per la necessità di costruire un
nuovo bagno.
la zona notte era al piano superiore, fino alla notte in cui caddi dalla scala.
nove i punti di sutura al centro della capoccia ed un bello spavento per Nick e Holly , chiamati per
portarmi in ospedale (Aiste, pur frequentandoci già, non viveva ancora in Italia), alla vista della
pozza di sangue che lasciai alla base della scala.
di conseguenza, l ex soggiorno è la mia nuova camera da letto. vantaggio: dalla grande finestra
la visuale da sul verde del giardino. il fattore negativo consta nella perdita di intimità, e dal fatto
di non poter più condividere il lettone con la mia donna. e pensate, Aiste ha rinunciato al letto
matrimoniale che usavamo nel nostro posticino per dormire su un divano a fianco del mio letto.
e, quando al mattino sono pronto per dormire, avvicina letto e divano per darmi la manina...
certamente, non una casa convenzionale. avete presenti le tipiche case mantovane, con portone
di legno massello, corridoio centrale sul quale si affacciano le classiche quattro stanze e lo
scalone di marmo, recante al piano superiore ?
ecco, se venite a casa mia, scordatele.
il mio portone è in ferro, e pure blu. e la scala di acciaio, appositamente lasciato al vento ed alla
pioggia ad arrugginirsi, per poi bloccare la ruggine tramite un prodotto dato a pennello. a voi il
compito di indovinare il pittore...
spero di essere stato sufficentemente dettagliato nella descrizione del mio posticino, nel qual
caso ci sentiremo più vicini... se ancora qualcuno non ci si sentisse.
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