martedì 7 gennaio 2014

Il mio corpo.

Il mio corpo.

dovrei cominciare questo post come i telefilm del canale "fox crime": per gli argomenti trattati, si

sconsiglia la lettura ad un pubblico facilmente impressionabile...  

spesso mi capita di interrogarmi su quanto la malattia abbia cambiato il mio aspetto fisico.

il cambiamento è palese, seppur, le rare volte in cui mi specchio, il viso non risulta

particolarmente modificato. del corpo, meglio evitare qualsiasi commento. anzi, no, parliamone.

tanto sono consapevole che, una volta guarito, tornerà come prima, pure meglio.

attualmente sembro un reduce scampato ad Auschwitz, con tutto il rispetto per le sofferenze di

quei poveri disgraziati. le braccia inesistenti, il costato paragonabile ai bimbi Biafrani. la pancia è

anche aumentata, non avendo più muscoli da nutrire, e comparata al succitato costato, risulta

ancor più sproporzionata. dovessi dire a chi assomiglio, ricorderei quasi il povero Gerry. beh,

forse sono stato esagerato, la panza del Ciccionazzo, come lo chiama con fraterna commozione

voi sapete chi, era incomparabile.
come il suo ricordo.

ma sono le gambe ad aver subito la devastazione maggiore. da ragazzo mi vergognavo per le

cosce grosse, sproporzionate dagli esercizi calcistici estremamente abbondanti. pure i polpacci

avevano dimensioni ragguardevoli.  

la stronza (non lo virgoletto più, sapete tutti a cosa mi riferisco) le aveva lasciate in pace per un

pò, impegnata com era a mortificare mani e braccia. in Vietnam, dopo due anni dalla diagnosi

della malattia, riuscivo ancora a camminare, pur con l ausilio di un deambulatore.  per quasi

quattro anni mi sono sorretto sulle gambe, consentendo svariati vantaggi alla mia vita quotidiana,

quali il potermi sedere sulla carrozzina senza necessità del sollevatore, la possibilità di salire su

una qualsiasi auto e vari altri.

sfortunatamente, i muscoli della parte superiore del corpo, ad un certo punto, terminarono.        

e di punto in bianco mi ritrovai senza fiato e, allo stesso tempo, gambe e collo mi

abbandonarono. non oso dire che, al tempo del Vietnam, ormai in carrozzina e dovendo essere

imboccato da Aiste per mangiare, la vita mi sorridesse, ma certo la sua qualità era incomparabile

con quella odierna.    

ricordo la mia prima visita come fosse oggi, 19 dicembre 2008, clinica universitaria di Bologna.

andai solo, non avendo ancora problemi di guida nè tantomeno di deambulazione. gli svariati

esami ai quali mi sarei dovuto sottoporre prevedevano anche una elettromiografia, che altro non

era (ma l avrei saputo solamente al termine della stessa) che una tortura cinese con

conficcamento di aghi smisuratamente kilometrici, nonchè movimento circolare una volta giunti

al termine della loro sconcertante corsa, in qualsiasi muscolo motòrio del mio ignaro corpicino.

non bastasse ciò (le disgrazie non vengono mai sole), il dottore incaricato, non contento di

avermi fatto attendere quattro ore in una stravecchia stanza della zona "day hospital" della clinica

stessa (ormai eravamo rimasti io e quattro inservienti del reparto pulizie), durante la agognata

visita aveva avuto il buon gusto di litigare con moglie\morosa\amante  mentre effettuava lo

sforacchiamento, per mezzoretta buona rigorosamente con telefonino tra orecchio e spalla. very

professional. d accordo, ognuno ha i propri problemi, ma valutare la serietà degli stessi dovrebbe

far parte della cosiddetta "etica professionale".  

credo che la puntata... oops... il post possa considerarsi terminato. se non vi sentite

particolarmente turbati, uscite a cena, camminando o guidando, e fatevi una pizza tonno e

carciofi con relativo birrino alla mia salute.
senza alcuna invidia... (beh).

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